martedì 11 agosto 2015

Il ritorno

A qualche giorno di distanza, possiamo ormai ritenerci ripresi dallo shock del ritorno e pronti a raccontarvi con un lungo post quella che è stata una vera e propria Odissea.
Precisiamo che il ritorno a casa si è consumato su ben due giornate diverse: la prima, essenzialmente trascorsa in treno, per rientrare da Saint Nazaire a Nevers, punto di partenza della nostra terza impresa ciclistica e poi per circa 250 km in auto fino a Macon, nel cuore della Borgogna; la seconda, in auto, da Macon, prima a Bologna, poi a Firenze ed infine a Siena.
Ma procediamo con ordine: la mattina del penultimo giorno puntiamo la sveglia praticamente di notte, alle 7 in punto, in modo da farci trovare alle 9 di fronte all'ufficio delle ferrovie francesi, dove dovremo affrontare il primo problema della giornata. Infatti, al momento della prenotazione dei treni del rientro, abbiamo trovato soltanto 2 dei 3 necessari posti bicicletta sul treno. Purtroppo, abbiamo avuto conferma dell'atavica antipatia degli impiegati ferroviari (non è una peculiarità italiana quindi...) e la spigolosa signora francese non ci ha dato nessun tipo di aiuto. 
Il tempo inizia a stringere (primo treno ore 10:25) e quindi decidiamo all'unanimità di smontare al volo la bicicletta di Filippo (più leggera e maneggevole). Alessandro e Mauro si recano al vicino centro commerciale a reperire materiale per imballare la bici, mentre Filippo, ormai appiedato, resta a sorvegliare la sua bici smontata e tutti i bagagli.
Finalmente arriva il primo treno, TGV da Saint Nazaire a Parigi, saliamo e in poco più di un'ora siamo ad Angers, dove ci aspetta, nel giro di pochi minuti, la seconda coincidenza, che ci porterà in un'oretta a Tours. Da qui, abbiamo circa un'ora di tempo per nutrirci (sia mai che saltiamo un pranzo) e prendere il terzo convoglio, quello che ci porterà, dopo 2 interminabili ore, a Nevers. Giunti a destinazione, Filippo si reca al parcheggio St. Pierre a recuperare l'auto. L'operazione si svolge in pochi minuti ed al ritorno dell'auto i tre si trovano a coordinare le difficili operazioni di montaggio del portabici sulla macchina ed in seguito delle tre biciclette sul portabici. Ultimate le operazioni, arriva il momento più importante della giornata: comprare il vino. I tre infatti si recano presso un megastore fornitissimo ed acquistano un quantitativo enorme di bottiglie di vino (più di 30) che andranno a ridurre drasticamente gli spazi nella già ben occupata auto di Filippo, oltre ad aggiungere peso che ridurrà ancora la velocità di punta. Ma del resto... ubi maior minor cessat.
Compiuta anche questa missione, siamo pronti per partire in direzione Macon... i circa 250 km da percorrere però non sono agevoli come previsto, perchè in pratica non esiste una vera e propria autostrada che collega le due città; si tratta infatti di una strada a due corsie che solo occasionalmente diventa a quattro... in pratica un'agonia per i tre pigri che giungono nei pressi di Macon dopo le 21... Il ritardo genera una certa agitazione nel gruppetto, alle prese con le esigenze derivanti dall'approssimarsi dell'ora di cena.
L'hotel prescelto, peraltro, si trova in comoda posizione vicino alla tangenziale per la partenza del mattino seguente, ma in posizione molto decentrata rispetto al centro della città, dove si trovano i locali migliori. Dopo rapida discussione, i tre desistono dal recarsi in città, per non correre il rischio di trovare tutti i ristoranti chiusi, quindi scelgono una catena di fast food locale, dove poter comunque gustare un'onesta entrecote e delle buone costine di maiale con diversi tipi di marinatura e una bottiglia di rosso.
Giunti al termine della cena, ai tre non resta che attraversare la strada e recarsi presso l'hotel, non prima però di ri-smontare le biciclette dal porta-bici, dato che la zona non pare delle più rassicuranti per abbandonarle incustodite tutta la notte. Quindi, dopo 9 giorni di cammino, le nostre biciclette ci accompagnano per la prima volta fino in camera da letto...
La mattina seguente il risveglio avviene di buon'ora, sapendo che ancora ci sono molti km da fare e soprattutto che Alessandro ha un treno in partenza dalla stazione di Bologna per Pescara alle 17 del pomeriggio.
I primi km scorrono tranquilli, ma presto all'orizzonte si scorgono alcuni cartelli autostradali che consigliano di non utilizzare il traforo del Monte Bianco, ma di passare da quello del Fréjus. A noi sembra una follia dover allungare di così tanto il tragitto, visto che per strada non c'è quasi nessuno e ci dirigiamo senza indugio verso il Monte Bianco.
Ovviamente questo errore l'abbiamo pagato carissimo: poco dopo, infatti, troviamo l'autostrada chiusa per un incidente nel quale un tir carico di bestiame si è ribaltato. La polizia francese ci costringe ad uscire ed a percorrere una strada di montagna completamente bloccata, intoppo che ci fa perdere più di 3 ore sul ritmo di marcia.
Risolto il contrattempo, ripartiamo alla massima velocità, ma per Alessandro ormai è impossibile prendere il treno prenotato e dovrà adattarsi ad un altro convoglio, accumulando un notevole ritardo sulla tabella di marcia.
Non si segnalano altri intoppi durante le lunghe ore che ci portano a scaricare Alessandro alla stazione di Bologna, mentre Filippo e Mauro continuano il viaggio rispettivamente verso Firenze e verso Siena, con la tristezza per aver finito una splendida avventura e la certezza e la voglia di viverne di nuove!

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