La via Claudia-Augusta - Prima Tappa

Augsburg – Schongau
07 luglio 2014

“Conoscere i luoghi, vicini o lontani, non vale la pena, non è che teoria; saper dove meglio si spini la birra è pratica vera, è geografia.” (Johann Wolfgang von Goethe)


In realtà questa tappa dovrebbe chiamarsi Monaco – Augsburg – Schongau, ma trattandosi di un bike-blog ci limitiamo ad evidenziare, nel titolo, la percorrenza sulle due ruote.

La giornata inizia alle ore 8.30 circa con il consueto suono della sveglia. Ci sentiamo emozionati come bambini al loro primo giorno di scuola: una nuova avventura sta per avere inizio.

Il primo appuntamento della mattina è quello con la colazione, che, come sempre, ci trova in perfetto allenamento. Dopo esserci rimpinzati a dovere e radunate le nostre poche cose, scendiamo in garage a recuperare i nostri bolidi.

Non ci vuole molto a capire che la sera precedente, sopraffatti dalla fretta di andare alla “scoperta” di Monaco e delle sue birrerie, abbiamo dedicato una scarsa cura all’assemblaggio delle biciclette. Pertanto, la mezzora successiva, nuovamente armati di tutti gli attrezzi necessari, ci mettiamo a perfezionare il lavoro del giorno prima.

Quando tutto sembra a posto, partiamo in direzione della stazione di Monaco. Una volta arrivati, individuiamo il primo treno utile per poter raggiungere Augsburg e, trovato il binario, saliamo a bordo. Il capotreno spacca il minuto e all’ora indicata ci mettiamo in marcia. Il viaggio dura circa 40 minuti ed è decisamente meno noioso di quello della sera prima.

Appena arrivati ad Augsburg, alle 11.15 circa, ci concediamo un breve giro per il centro con tutte le relative foto di rito, dopo di che ci mettiamo in cerca del fiume, vicino al quale, secondo la cartina in nostro possesso, passa la via Claudia-Augusta: la vista del primo cartello indicante la via è davvero emozionante.

La partenza avviene intorno alle 12.00. Questo aspetto turba l’umore di Filippo che inizia a sostenere che non saremmo mai riusciti a completare la tappa odierna, di circa 70 km. Passati i 5 minuti di crisi, durante i quali Filippo lancia plurime offese alla nostra decisione, peraltro condivisa, di trascorrere la prima notte a Monaco, ci mettiamo ufficialmente in cammino.

I primi 20 km scorrono magnificamente nella bellissima campagna bavarese. La vista del fiume, dei laghetti e dei boschi ci rimette in pace con il mondo. Il discorso cade immediatamente sulle notevoli differenze tra la via Claudia-Augusta e la via Francigena. Notiamo infatti che, a differenza dello scorso anno, il tracciato è perfettamente indicato oltre che curatissimo: percorriamo infatti delle piste ciclabili che, per larghezza e qualità del manto stradale, sono paragonabili alle nostre statali.


Alle 13.30 circa, fregandocene del ritardo accumulato al mattino, ci fermiamo per il sacrosanto pranzo in una minuscola struttura sulla riva di un bellissimo laghetto. Hot dog per Mauro e insalata di wurstel con 1 kg di verdure sotto aceto per Alessandro e Filippo… perché loro ci tengono alla linea! Alessandro e Mauro si concedono anche mezzo litro di birra (a pranzo non si deve bere troppo!) mentre Filippo, in perfetto regime sportivo, annaffia il tutto con della “buonissima” acqua.


Dopo un brevissimo riposo, siamo subito richiamati all’ordine da Filippo il quale ci ricorda che non saremmo mai arrivati a Schongau e, per darci il colpo di grazia, ci invita ad iniziare a pensare ad una sosta alternativa anticipata… l’ottimismo è il sale della vita. Decidiamo pertanto di ripartire abbastanza spediti.

La prima parte del pomeriggio prosegue in tranquillità e spensieratezza. Unico momento degno di nota è l’incontro con la prima pietra miliare indicante la via Claudia-Augusta, di fronte alla quale sono state letteralmente lanciate a terra le biciclette per concederle un vero e proprio servizio fotografico.


La seconda parte del pomeriggio, al contrario, vede la graduale perdita di lucidità di Filippo il quale, in più di un’occasione, minaccia di non avere alcuna intenzione di proseguire a causa di lancinanti dolori alle gambe ed in considerazione anche del fatto che mancano ancora diversi chilometri all’arrivo.

A testimonianza che nulla è cambiato, ad un anno di distanza, Mauro e Alessandro tirano nuovamente fuori dal cassetto la loro laurea in Psicologia, un po’ impolverata, ed iniziano a ridistenderla per bene, cercando di fare attenzione ad eliminare tutte le pieghe: adesso manca solo la cornice per appenderla al muro.

Con gli alti e bassi dell’umore di Filippo e con soste più o meno lunghe durante le quali Alessandro e Mauro cercano di convincere l’amico che i suoi dolori non esistono, arriviamo a circa 15 km da Schongau. A minare il certosino lavoro psicologico dell’affiatato team, si presenta un ulteriore inconveniente: la pioggia. Fortuna che si tratta di un pioggerella sottile, che si asciuga immediatamente a contatto con i nostri corpi.

Come da copione, la fortuna ci assiste per soli 5 km. Nei 10 km che ci separano dall’arrivo, infatti, le innocenti goccioline si trasformano in un nubifragio in perfetto stile monsonico, che richiede tutto il nostro impegno fisico e psicologico per arrivare a destinazione. In questo tratto di strada, ignorando completamente la stanchezza e i dolori, il nostro unico pensiero è quello di arrivare in albergo: capo in cassetta e pedalare.

La vista del cartello “Schongau” ci fa letteralmente saltare dalla gioia e, nonostante le drammatiche condizioni dell’arrivo, ci sentiamo anche in diritto di sorridere nel leggere che la cittadina bavarese è gemellata con il capoluogo toscano di Lucca.

Ci mettiamo in cerca del nostro albergo e, fortunatamente, non impieghiamo troppo tempo a trovarlo. Arrivare in hotel completamente fradici e stanchi morti ci fa sentire veramente degli eroi.

Una volta in camera ci accorgiamo con soddisfazione che le nostre cose all’interno delle borse non sono in condizioni propriamente drammatiche: abbiamo pertanto qualcosa di asciutto, o quasi, da metterci per la sera. Diversa è la situazione per l’abbigliamento da bici e soprattutto per le scarpe, completamente impregnate d’acqua.

Ci facciamo prestare un phon dal personale dell’albergo e ci dedichiamo all’asciugatura delle nostre cose, con particolare attenzione alle scarpe delle quali, ovviamente, abbiamo solo un paio. Il tutto viene gestito con una perfetta tabella di turnazioni che ci vede contemporaneamente impegnati anche nell’operazione “doccia”, dato che l’ora di cena, per le usanze tedesche, è già abbastanza avanzata.

Una volta pronti, alle 21.00 circa, usciamo dall’albergo in cerca di un posto ancora aperto dove poter mangiare qualcosa. È superfluo dire che dal cielo non cade più nemmeno una goccia d’acqua.

Arriviamo al ristorante pronti a dedicarci al nostro sport preferito. Ordiniamo schnitzel con patate fritte per Filippo e Mauro e un piatto misto di patate, carne e uova, molto leggero, per Alessandro, più birra per tutti.

Stanchi morti, non tanto per la pedalata odierna, quanto per i bagordi della sera prima, alle 23.00 circa siamo già a letto, ma prima dedichiamo ancora una veloce asciugatina alle scarpe, sperando che la notte possa completare la nostra opera.

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